Riflessioni al tempo del coronavirus
Si chiama Vauban.
Si trova in Germania, nella parte sud-ovest di Friburgo in Brisgovia.
E’ uno dei più celebrati quartieri degli ultimi anni, raccontato da una vasta letteratura in cui viene citato come paradigma dei nuovi contenuti della città contemporanea.
Il quartiere è un laboratorio urbano dove è possibile verificare un’alternativa reale alla città degli ultimi decenni , in termini di tecnologie edilizie, di uso dell’energia, di impostazione urbanistica e, più in generale, di “stile di vita” e messa a punto di nuove modalità di condivisione e coabitazione sociale.
L’area misura 41 ettari e fino all’inizio degli anni ’90 era occupata da un complesso militare delle forze francesi : del preesistente sono stati mantenuti e riqualificati soltanto alcuni edifici e le alberature più importanti. Per il resto il quartiere è stato ricostruito secondo un metodo che val la pena di analizzare soprattutto per riflettere sulle differenze con le modalità di costruzione della città ricorrenti nel nostro paese .
La municipalità di Friburgo ha acquistato l’area della caserma, per poi rivendere i diritti edificatori ai singoli operatori / cooperative immobiliari.
La proprietà pubblica delle aree è stata la premessa di due risultati fondamentali:
1. con i soldi ricavati dalla vendita dei lotti il Comune ha potuto realizzare l’infrastrutturazione generale, l’ossatura pubblica del nuovo quartiere: una scuola elementare, quattro asili per bambini e un tratto della linea del tram elettrificato. L’obiettivo che ha guidato l’Ente pubblico è stato quello di ottenere un pareggio tra le spese sostenute e gli introiti.
2. In quanto proprietario delle aree il Comune ha inoltre potuto mantenere un ruolo centrale e contrattualmente rilevante nella definizione dei requisiti da rispettare per quanto riguarda le prestazioni energetiche e le caratteristiche insediative dei singoli edifici: in altre parole i terreni sono stati ceduti a condizione che venisse rispettata una griglia di regole inderogabili di interesse generale.
L’intero processo s’è svolto fin dalle fasi iniziali attraverso l’interlocuzione determinante col Forum di cittadini che si è costituito in Associazione senza fini di lucro : non è quindi stata un’operazione delegata all’iniziativa degli imprenditori immobiliari, ma piuttosto la costruzione condivisa di un processo in cui i futuri abitanti si sono sentiti parte attiva del risultato finale, della vision complessiva e dei requisiti da perseguire nel luogo dove vivono; non solo compratori di appartamenti già finiti con margini di scelta personali riferiti ad entità marginali di qualche finitura all’interno della propria unità abitativa.
La popolazione ha ormai raggiunto i 5000 abitanti e si tratta quindi di un insediamento ad alta densità.
I residenti abitano in condizioni di notevole prossimità fisica, con un’alta compenetrazione tra gli spazi privati e quelli più collettivi.
Per chi visita il quartiere, la prossemica degli spazi colpisce profondamente, perché rende evidente la condivisione di un sistema di regole di co-abitazione senza le quali questo tipo di realtà fisica potrebbe dare origine a esiti completamente diversi e negativi.
Non si sentono rumori invadenti, non si vedono recinzioni che “escludono”.
La privacy in molti casi viene affidata a piccoli giardini dove cresce una vegetazione rigogliosa e sgargiante che delimita lo spazio più privato, ma contemporaneamente, offre alla via profumi e colori. I giardini di Vauban sono bellissimi, per nulla disegnati, per nulla formali ed ingessati come la gente che cammina per strada.
L’impostazione urbanistica del quartiere è facile.
Un viale principale rettilineo è l’asse su cui si concentrano i flussi di interscambio con il resto della città ed è attraversato dai binari del tram elettrificato che consente un efficace ed efficiente collegamento del quartiere con il centro urbano.
I binari corrono sul prato: tra l’uno e l’altro il terreno è inerbito con una piacevole risultato di naturalità dell’infrastruttura, che è silenziosa, non porta inquinamento e bruttezza nel luogo che attraversa. Il trasporto è pubblico e amico.
L’80% delle famiglie residenti non usa la macchina individuale come mezzo di trasporto giornaliero.
Accanto alla linea tramviaria si affianca la strada carrale, l’unica del quartiere su cui sia consentito lo scorrimento delle auto seppur a velocità molto ridotta : per il resto emerge evidente l’obiettivo di ridurre e di fatto quasi azzerare la presenza di auto nelle strade residenziali dove sorgono gli edifici abitativi. Le vie di Vauban riacquistano un carattere decisamente umano, usate dai pedoni, dai ciclisti, dai bambini che giocano in spazi che eliminano ogni aspetto di pericolosità per riacquistare la loro natura di luoghi pubblici, dove si passeggia, ci si incontra, ci si ferma a parlare.
L’intero quartiere è servito da una centrale di cogenerazione: molto alta è la dotazione di pannelli solari e fotovoltaici sui tetti degli edifici. Particolarmente curata è anche la raccolta e il recupero delle acque piovane.
Vauban è una matrice: in posizione adiacente è sorto un quartiere solare, la Solar Siedlungen progettata dall’architetto Rolf Disch, con edifici che producono più energia di quanta ne consumino e cedono alla città il surplus: sono costruzioni colorate , civili, umane, piene di tecnologia evoluta e di natura che esplode ovunque, fiori, piante, cespugli.
Non ci sono architetture extra- ordinarie, quelle che ti tolgono il fiato per la loro bellezza prepotente.
Quello che a Vauban puoi trovare è però una ‘città bella’, un nuovo modello di vita urbana che fa invecchiare di colpo i modelli dei decenni precedenti
In questo laboratorio la parola ‘sostenibilità’ sembra aver trovato una strada concreta che non potremo più abbandonare.