Ogni volta che affronto un progetto la prima cosa che faccio è pensare a come ciò che sto analizzando potrebbe essere nel "mio mondo ideale".
Per formazione o de-formazione professionale tendo a vedere quello che non va e, di conseguenza, a pensare a come si potrebbe fare per farlo andare meglio.
La gran parte delle volte il mondo reale è distante e diverso dal mio mondo ideale.
In questa distanza si annida il progetto, bisogna stanarlo, farlo emergere.
E poi bisogna convincere e convincersi, trovare argomenti a dimostrazione, trovare i modi migliori e gli strumenti adeguati per portarli ai tuoi interlocutori e creare una sintonia, una lunghezza d’onda comune senza cui le convinzioni personali non servono a nulla.
La progettualità è un potente antidoto contro la frustrazione e il mugugno: non basta immaginare un’alternativa, devi agire affinchè questa diventi realtà, esca dal tuo mondo autoriferito e diventi patrimonio comune. Se ciò non succede, il primo pensiero non è alla colpa degli altri, ma alla tua incapacità di convincere e di trovare gli strumenti giusti: lamentarsi è un’azione inutile e dannosa.
Per cambiare il mondo le idee sono fondamentali: per esserlo davvero e fino in fondo devono uscire allo scoperto, abitare il terreno del confronto, trovare le strade per arrivare a destinazione. Spesso la prima direzione che avevi preso cambia. Spesso lungo il cammino incontri altre cose, le idee si trasformano.
Da anni mi sono concessa il lusso di dedicare una porzione del mio tempo al volontariato. L’ho fatto nel campo di ciò che conosco bene, il paesaggio e il patrimonio culturale storico. L’ho fatto perché il ‘dare’ senza finalità di profitto è l’habitat migliore per far crescere le idee.
Il volontariato è per me sinonimo di libertà, di arricchimento autentico.
Dentro la dimensione della gratuità misuro i risultati del mio agire non in termini di contabilità immediata, - costi - benefici entro cronoprogrammi predeterminati- ma in modo completamente diverso: i semi che lancio a volte attecchiscono e producono frutti, trasformazione, condivisione. Nel tempo, prima o dopo. Molte volte si perdono.
Entro questa cornice trova collocazione la mia militanza in Italia Nostra, ma anche la gran parte delle attività culturali che progetto e organizzo, le lezioni e le conferenze che tengo, gli articoli che scrivo: sono occasioni per riflettere sui miei contenuti, approfondirli, organizzarli e renderli comunicabili, ascoltare le reazioni e i contributi degli altri, seminare e raccogliere. Sono ciò che mi tiene viva.
Da diversi anni collaboro con la sezione di Bergamo di Italia Nostra e sono componente del suo Consiglio.
Dal 2013 sono Presidente della sezione.