32 / Buon gusto e sogni di gloria
30 Giugno 2018 In Senza categoria Commenti disabilitati su 32 / Buon gusto e sogni di gloria
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Non riesco a dimenticare il fastidio che mi creavano gli sforzi del collega che ho incontrato ieri, mentre cercava di distruggere con argomentazioni sofiste, le lotte ambientaliste, la verità del surriscaldamento terrestre, l’impegno a far qualcosa…… “Sono tutte fregnacce, … gli ambientalisti sono ignoranti e colpevoli…… non è l’attività dell’uomo la causa dei problemi … è il sole che scalda di più… le città sono luoghi dinamici e indispensabili per la biodiversità, …… sono i luoghi degli scambi e della ricchezza….… è assurdo che gente così impreparata possa avere un’opinione…… sono mosche velenose…”
Lo ascoltavo con gli occhi lucidi e lacrimanti, perché ormai da oltre 10 giorni soffrivo di asma e faticavo a respirare… Faceva caldo… 28 gradi e non era ancora la fine di aprile… ma non pioveva da mesi e l’aria era un concentrato di polveri e pollini.
Guardavo la sua faccia di quarantenne pallido e invecchiato da almeno 18 ore di lavoro quotidiano.
Aveva un disperato bisogno di esistere, di essere riconosciuto. Intelligente e solo, voleva a tutti i costi dimostrare di farcela, di essere sopra gli altri.
Da persona acuta quale era aveva presto compreso che nel mondo del buon gusto la sua migliore alleata sarebbe stata la furbizia, perché l’intelligenza, che di certo non gli mancava, troppo spesso non solo non ti aiuta, ma è impopolare e può perfino danneggiarti. Così aveva messo a fuoco un repertorio capace di ammaliare e sedurre, pescando ampiamente in quello che difficilmente è verificabile.
Questo era il suo momento.
Tra i fortemente sedotti poteva contare sull’appoggio incondizionato dell’assessore all’urbanistica, un uomo ambizioso e maschilista, nominato per alchimia geopolitica: s’era sempre occupato d’altro, tant’è che si aggirava tra i corridoi del municipio col piglio e l’arroganza tipici dei manager di un capitalismo senza meriti, il nostro. Aveva passato i primi due anni del suo mandato presentandosi nelle varie occasioni pubbliche a cui un politico deve prendere parte, premettendo che l’urbanistica non era il suo mestiere e che in materia ci capiva molto poco.
Qualcuno una volta osò sussurrare ciò che pensavamo tutti: “non è obbligatorio..…. perché lo fai?…”
Fu solo un bisbiglio … siamo tutti facilmente ricattabili nel mondo senza meriti del buon gusto.
Ora l’assessore-manager aveva anche lui, come l’architetto quarantenne che lo aveva sedotto, un bisogno disperato di essere riconosciuto: il suo maschilismo, insieme al problema non indifferente di dover capire una donna, gli aveva però tolto anche l’opportunità di essere capito da qualcuno disposto ad amarti a fondo perduto.
I due infelici avevano deciso di essere assolutamente amici cosa del tutto umana e positiva se non fosse che al centro della loro amicizia avevano posto il pericolosissimo progetto di cambiare la città, spalleggiandosi l’un l’altro, sostenendo reciprocamente le proprie ansie psicotiche e nefaste.
Il sodalizio si insinuava nei meandri della mancanza di etica che a tutt’oggi vige spudorata nei meccanismi di controllo e di gestione del nostro territorio.
In realtà è facilissimo per un assessore manovrare gli incarichi professionali senza lasciare le tracce necessarie per includere i suoi modi nella famiglia dei reati perseguibili: basta semplicemente far cenno al nome del progettista giusto in presenza dei vari operatori, garantendone la qualità e, soprattutto, garantendo che su quel carro la pratica arriverà fino alla fine senza problemi.
Nel mondo del buon gusto nessun imprenditore oserebbe contrapporre una scelta diversa: ci vorrebbe consapevolezza del merito, conoscenza delle qualità reali, forse ci vorrebbe un progetto imprenditoriale, un po’ d’amore per il rischio, un po’ di fantasia.
Non ho citato, perché totalmente giù di moda, un po’ d’amore per la correttezza o quanto meno un po’ d’orgoglio individuale e di insofferenza a subire un gioco stretto e predeterminato da altri.
Il sodalizio funzionava benissimo: nei pochi anni del mandato amministrativo gli incarichi che l’architetto aveva collezionato erano tantissimi e poi si sa, è un circolo vizioso, da cosa nasce cosa… Se è vero che è difficile iniziare perché quando non hai fatto nulla non puoi dimostrare quello che sai fare, è vero, all’opposto, che una volta che hai iniziato è ancora più difficile smettere, perché il buon gusto, lo abbiamo ormai capito, è nemico della novità, è la continua conferma di ciò che esiste ed è già dimostrato.
C’è una vittima illustre in tutto questo, la qualità complessiva della vita possibile in questo paese che ti toglie completamente la dimensione del sogno.
Non so invece se ci siano vincitori: in fondo, la miglior terapia contro i conati di rabbia che mi prendono per i successi professionali del collega è guardarlo insieme all’assessore maschilista che pensa di far andare la città dove vuole e cogliere, in entrambi, l’evidente insoddisfazione e infelicità personali.
P.S. Quando rileggo il pensiero finale di questo paragrafo, lo trovo insopportabile: nonostante questo non lo modifico, perché esprime il tipico approccio femminile al tema del potere maschile e delle sue perversioni. Guardiamo gli uomini sempre con un fondo di tolleranza e di comprensione, come si fa con i bambini, lasciamo che giochino col mondo che è anche nostro, rovinandolo e ci tiriamo indietro, invece di mandarli via e cambiare lo stato delle cose.